10/1994
IL LASCITO DI FEYERABEND

Scarica Sommario
Scarica intero Fascicolo

 a cura di Paolo Francesco Pieri

 

Paul K. Feyerabend, “Università e primi viaggi: un’autobiografia”/Paolo Rossi, “P.K. Feyerabend: un ricordo e una riflessione”/Carlo Sini, “Il mito del mito. Confini problematici dell’epistemologia feyerabendiana”/Silvano Tagliagambe, “I presupposti dell’anarchismo epistemologico di Paul K. Feyerabend”/Enrico Bellone, “Sulle italiche fortune del Professor Feyerabend”/Luigi Lentini, “Anarchismo, irrazionalismo, post-razionalismo”/Alessandro Pagnini, “‘Vedere la scienza con l’ottica dell’artista’: note su Feyerabend e il significato filosofico dell’arte”/Luciano Handjaras, “Critica del metodo e utopia pluralista nel relativismo di P.K. Feyerabend”

 

Il motto famoso dell’autocritica di Nietzsche, posta a prefazione de La nascita della tragedia, in cui si auspica di guardare alla scienza con gli occhi dell’arte, e all’arte con quelli della vita, potrebbe essere una perfetta epigrafe per molti scritti di Feyerabend; sebbene Nietzsche e soprattutto il suo artista, tratteggiato con enfasi romantica come il depositario di una verità tragica epicamente profetizzata, non compaiano mai tra le figure cui l’epistemologo austro-americano accredita particolare riconoscenza.

Più volte Feyerabend ha avuto modo di ribadire l’origine quasi fortuita del suo interesse per la filosofia.

Fu comprando uno stock di libri usati, unica condizione per poter avere sceneggiature e testi teatrali che a lui interessavano primariamente, che si trovò in mano anche dei libri di filosofia; libri che poi lesse – e certo non senza trovarvi interesse – onde non mandar sprecata parte della spesa. L ‘aneddoto ci dice che l’ingresso di Feyerabend sulla scena filosofica è stato un po’ casuale, proprio come per la signora Maureen nei suoi Dialoghi sulla conoscenza: «È questa la lezione di cucina postmoderna?», si chiede la signora entrando per sbaglio a “un seminario sulla gnoseologia”.

Poi Feyerabend, dopo varie vicissitudini e altrettante casualità, ha finito per fare il professore di filosofia (non il filosofo, come lui stesso più volte precisa), ma non ha mai del tutto dimesso quell’originario interesse per il teatro e anche per le arti figurative, cui in molte pagine autobiografiche lega ricordi significativamente vitali di vocazione e passione giovanili; al punto che arriverà a caratterizzare provocatoriamente il suo pensiero maturo come appartenente a una corrente artistica, il “dadaismo”, piuttosto che a una

scuola filosofica. Anzi, potremmo dire, trovando conforto da più parti, che un richiamo all’arte, in alcune sue specifiche forme, resta costante in tutta l’opera di Feyerabend e importante ben al di là della curiosità biografica o del fatto generico che ognuno, anche l’epistemologo, può trovare ispirazione nell’estetica. […]

Alessandro Pagnini

Pubblicato in Fascicoli
Ricerca Fascicoli e Articoli
Tipo
Anno
Fascicolo