Paolo Rossi, “Il conoscere come fare”/Umberto Galimberti, “La verità come efficacia”/Ubaldo Fadini, “Verità e pratiche sociali”/Antonio Rainone, “Razionalità: vincoli a priori e indagini empiriche”/Sebastiano Ghisu, “Spiegazione, descrizione, racconto”/Maria Ilena Marozza, “La ricerca della verità come etica della cura”/Mauro La Forgia, “Le parole dell’efficacia nella clinica psicoanalitica”/Amedeo Ruberto, “Appunti su ‘verità ed efficacia’ nel lavoro psicoterapeutico”/Marco Innamorati e Mario Trevi, “Verità ed efficaci in una prospettiva junghiana”/Luigi Aversa, “L’esperienza antinomica della psicoterapia”/Angiola lapoce, “Il soggetto tra continuità e discontinuità”/Sergio Benvenuto, “Verso una verità che ci libera dalla dipendenza?”
Interrogarsi sul significato dei termini ‘verità’ ed ‘efficacia’, dal punto di vista dello psicologo, equivale innanzi tutto a porre in questione un assunto assai spesso surrettiziamente sottinteso dai professionisti della terapia analitica: l’assunto di una stretta correlazione o addirittura di una completa corrispondenza tra tali termini. Si presuppone cioè che la verità sia di per sé efficace e che all’inverso l’efficacia sia prova di verità.
Calando i freddi princìpi nella concretezza della psicoterapia, ciò equivale a dire che si è portati a ritenere che una tecnica terapeutica rettamente fondata porti all’ottenimento di risultati positivi sul piano clinico e che l’ottenimento di tali risultati possa rinforzare l’opinione del terapeuta di aver utilizzato tecniche fondate su retti princìpi teorici. Più specificamente, un simile atteggiamento può condurre alla convinzione che un’interpretazione aderente alla realtà storica dei fatti (cioè vera) debba condurre a un progresso nel percorso psicoterapeutico (cioè sia efficace).
Può darsi che qualcuno, propenso a concedere, in linea generale, la veridicità delle affermazioni più astratte, tra quelle appena delineate, rimanga nondimeno più cauto nell’accogliere gli asserti più vicini alla pratica. Tale possibile atteggiamento, tuttavia, testimonierebbe forse più di un pudore nell’ammettere le proprie semplificazioni epistemologiche che di una reale consequenzialità di pensiero.
Chiediamoci, dunque: esiste, nell’ambito della pratica psicoterapeutica in generale, una corrispondenza tra efficacia e verità? Questo interrogativo, tuttavia, dovrà essere esaminato attraverso tutti i possibili risvolti, a partire dalla possibilità che l’efficacia sia o meno prova di verità […].
Mario Trevi e Marco Innamorati