5 n.s./2008
CORPO-LINGUAGGIO

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a cura di Paolo Francesco Pieri

 

PREFAZIONE Paolo Francesco Pieri/PARTE PRIMA – MODI DEL LINGUAGGIO/Fabrizio Desideri, “Interni. Quattro variazioni quasi dialettiche intorno a sensibilità e linguaggio”/Maria Ilena Marozza, “Di che parla la talking cure? Lo sfondo sensibile del discorrere in analisi”/Mauro La Forgia, “Le forme del dire”/Marianna Bergamaschi Ganapini, “Asserzione ed espressione”/Roberto Manciocchi, “Il pensabile e l’impensabile fra Wittgenstein e Bion”/PARTE SECONDA – MODI DELLA PERCEZIONE/Alberto Voltolini, “Varietà di esperienza percettiva: ‘vedere-in’ vs. scambiare qualcosa per un’altra”/Marco Mazzeo, “Alla scoperta dell’America: cecità, sinestesia e plasticità percettiva”/Felice Cimatti, “Il paradosso del ricordare. La memoria e il segreto del corpo”/PARTE TERZA – IL CORPO DEL SENSO/Helmuth Plessner, “Die Einheit der Sinne”/Alessia Ruco, “Sensibilità, psiche e linguaggio nella riflessione estetica e antropologica di Helmuth Plessner”/Barbara Scapolo, “Creare attraverso le ‘parole’ lo ‘stato di mancanza delle parole’. Di alcuni motivi in Paul Valéry”/Giovanni Matteucci, “Il linguaggio dell’apparenza. Note a partire dalla lettura junghiana di Joyce”

 

Il tema di questo fascicolo della nuova serie di “atque” è il linguaggio, assunto nel senso ampio di ciò che contrassegna e intercetta gran parte delle nostre – per così dire – prestazioni cognitive, performative e non solo.

Il fascicolo raccoglie una serie di saggi che insistono e persistono nel solco di un lavoro (ventennale) che sin qui ha prodotto il dialogo tra esponenti della pratica filosofica e di quella psicoterapeutica.

La prima parte prova ad analizzare i modi del linguaggio sia, in generale, nelle nostre pratiche quotidiane sia, nello specifico, nelle pratiche psicoterapeutiche. Alle ampie quanto precise riflessioni intorno ai differenti nessi che intercorrono tra linguaggio e sensibilità (Fabrizio Desideri), e alle decisive considerazioni intorno a quella specifica modalità linguistica che è l’asserzione (Marianna Bergamaschi Ganapini), si aggiungono le esplorazioni e le considerazioni del ruolo determinante che i modi del linguaggio – sia del paziente che del terapeuta – assumono all’interno del colloquio psicoterapeutico, nel mondo della cosiddetta talking cure (Maria Ilena Marozza, Mauro La Forgia e Roberto Manciocchi).

Strettamente connessa con le riflessioni sui modi del linguaggio e del suo intreccio con la sensibilità, la seconda parte propone invece di riflettere sulle variazioni, potenzialmente infinite, dei problemi con i quali il pensiero è sempre più stimolato a confrontarsi quando ha da affrontare la questione della percezione. Qui i saggi tentano in effetti di disegnare l’abbozzo delle possibili narrazioni di quelli che possiamo chiamare i diversi modi percettivi: il caso – anche classico – dei trompe-l’oeil diventa occasione di un’approfondita analisi della varietà di esperienze percettive (Alberto Voltolini); gli studi – fra quelli più recenti – di recupero della vista da parte di persone cieche e dell’udito da parte di persone sorde conduce a considerare sempre più evidente il carattere multisensoriale della sensibilità del cosiddetto animale umano (Marco Mazzeo); la rivisitazione di certa psicologia sovietica consente di mostrare come il linguaggio prima che un mero strumento espressivo sia innanzitutto da intendere come quel veicolo che fonde il pensiero percettivo da un lato e i segnali espressivi naturali dall’altro, per cui non va lasciato impensato il carattere corporeo e individuale delle parole, ovverosia va considerato quanto il linguaggio rinvii al corpo, e quanto in ogni nostra parola sul mondo, per quanto non ci se ne avveda, echeggia sempre l’esperienza che del mondo il nostro corpo ha avuto (Felice Cimatti).

Ancora più fondamentalmente con questo fascicolo si pensa il nesso sistematico Corpo-Linguaggio, che a suo modo, condensa quel nesso, magari più articolato, che è: Corpo-Linguaggio-Mondo. La terza parte, in effetti, propone di indagare la sensibilità e il linguaggio ruotando esplicitamente intorno al pensiero di tre autori: al pensiero di Helmuth Plessner che pone il linguaggio in una linea di confine che fondamentalmente coincide con la quota psichica, dove il soggetto – attraverso intuizioni “precisabili” – si “accorge” della dimensione psichica in quanto carattere interindividuale dell’esperienza degli oggetti (alcune pagine di Plessner, per la prima volta presentate in italiano); ancora al pensiero di Plessner e in particolare alla sua riflessione, antropologica ed estetica, sulla ineludibilità del nesso che intercorre tra sensibilità-psiche-linguaggio (Alessia Ruco, tra l’altro traduttrice delle pagine di Plessner); al pensiero di Paul Valéry dove di questo autore vengono rintracciate le coordinate entro cui intendere il rapporto del linguaggio con la sensibilità e le emozioni (Barbara Scapolo); alla teoria della percezione di Wilfred Sellars che può rendere conto dell’incongruenza tra sensibilità e linguaggio che Jung aveva intravisto nell’Ulisse di Joyce (Giovanni Matteucci).

Paolo Francesco Pieri

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