L’idea di zòon politikòn e la conoscenza come costruzione

di Alfonso Maurizio Iacono
«atque», 2, 1990, pp. 79-92

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  1. Se si assume che la conoscenza è una costruzione della realtà, e non una sua rappresentazione; se si ammette che un sistema vivente è autonomo e chiuso e che il suo rapporto di conoscenza con il mondo esterno non dipende da una pretesa corrispondenza fra ciò che per comodità si può indicare come ‘interno’ e come ‘esterno’, ma da un’attività produttiva dell’ ‘interno’ che, di fronte alle perturbazioni esterne, si autorganizza per mantenere una realtà stabile; se si afferma che, per esempio, l’ambiente non viene scoperto, ma inventato dal sistema che vi interagisce; se si parte da tali presupposti epistemologici e se li si applica agli esseri umani, sorgono inevitabilmente alcune domande. Cosa fa sì che la conoscenza della realtà non sia il prodotto del solipsismo? Come gli esseri umani condividono le medesime categorie di pensiero? Co me fanno a comprendersi a convivere? Che posto occupano le interazioni sociali nei processi di costruzione della realtà?

Heinz von Foerster, nello scritto Sulla costruzione della realtà , ci dice che il pericolo di una conclusione solipsistica di tali presupposti si supera se si postula l’esistenza di almeno due soggetti. Di fronte all’altro, argomenta von Foerster, il primo ha due possibilità.

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