Perdita di sé e perdita del mondo nell’esperienza psicotica

di Gianfranco Trippi
«atque», 3, 1991, pp. 81-104

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“Leucippo e il suo discepolo Democrito pongo

no come elementi il pieno e il vuoto, chiamando l’u

­ no essere e laltro non essere, (…) onde essi afferma

no che l’essere non è affatto più reale del non essere,

perché neanche il vuoto è < meno reale > del corpo

(…), e pongono questi [elementi] come cause materia

li degli esseri. (…) costoro dicono che le differenze [originarie] sono causa di tutte le altre cose. E quelle

[originarie] essi affermano che sono tre, la figura, I’or

dine e la posizione; »

 

Strutturalista, chi lo è ancora? Tuttavia egli lo

è almeno in questo: un luogo uniformemente chia

­ soso gli sembra non strutturato perché in questo luo

go non c’è più alcuna libertà di scegliere il silenzio

o la parola (…). La struttura almeno mi fornisce due

termini dei quali posso a volontà marcare l’uno e ri

mandare quell’altro; essa è dunque in fin dei conti una

scommessa (modesta) di libertà: come posso il tal gior

no dare un senso al mio silenzio, dato che, in ogni

modo, non posso parlare?”.

 

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