Note su percezione, intuizione e complessità nella psicologia di C. G. Jung

di Giorgio Concato
«atque», 4, 1991, pp. 149-172

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Cercherò di circoscrivere e di evidenziare a grandi linee il tema della relazione fra percezione e conoscenza nel pensiero di Jung, consapevole di poter soltanto accennare a problematiche che necessiterebbero di un più sostanzioso approfondimento. Penso tuttavia che una panoramica che dia risalto e ordine agli spunti numerosi ma sparsi della riflessione junghiana sul tema della percezione sia utile a evidenziarne l’attualità e la prospettiva epistemologica.

1.   L’esistenza di una realtà in sé è solo una tonalità affettiva della sensazione

Ammettendo di non poter dare una giustificazione, che non sia pu ramente empirica, della sua classificazione delle funzioni psicologiche, Jung ne individua quattro fondamentali, due razionali e due irrazionali: pensiero e sentimento, razionali, sensazione e intuizione, irrazionali. Tutta via riconosce anche nel pensiero e nel sentimento una condizione passiva, non indirizzata e quindi irrazionale, che nel pensiero corrisponde all’intuizione intellettuale e nel sentimento all’intuizione sentimentale. Quest’ultima differisce dal sentimento nello stesso senso in cui, ad esempio, l’essere innamorato differisce dall’amare . Mentre ilsentimento comporta un conferimento attivo di valore, il sentire passivo è un coinvolgimento non intenzionale nel valore, esprime uno stato, una condizione emotiva   derivata e, quindi, anche una sorta di consapevolezza emotiva che anticipa ciò che il pensiero ancora non distingue: proprio in questo senso si parla di “intuizione sentimentale”.

 

 

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