Shahrazàd e la psicoterapia

di Gianfranco Trippi
«atque», 5, 1992, pp. 25-44

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Dove nulla può avere un esito,

il risultato non è che la prova

del non risultato previsto e, insieme,

del Nulla.

E. Jabès

 

Di’ a chi sopporta un’ angustia:

l’angustia non dura.

Come si dilegua la gioia, così

si dileguan gli affanni.

Shahrazàd

 

La narrazione

 

Si racconta, e Dio ne sa di più ed è più saggio, ed alto e generoso, d’una fanciulla di rara bellezza, figlia del visir del re Shahriyàr, di nome Shahrazàd.                    

Un giorno il padre le confessò di non sapere come soddisfare il potente sovrano che aveva comandato, una volta di più, di trovare per lui una vergine. Ormai da tre anni ogni notte il re Shahriyàr pretendeva una giovane e, dopo averne colto la verginità, regolarmente la uccideva. Molte ragazze, continuò turbato, erano state sacrificate alle sue voglie e numerose tra le più desiderabili erano fuggite da quel regno con le loro famiglie terrorizzate. Adesso, si trovava nell’impossibilità di accondiscendere alla regale ferocia.

 

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