Dall’‘Accademia Spagnola’ al romanzo storico. Appunti sulla spiegazione e sulla messa in intreccio nell’opera di Freud

di Mario Lavagetto
«atque», 5, 1992, pp. 45-70

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1. L’ Accademia Spagnola

La prima tra le grandi amicizie che costellano l’esistenza di Freud e ne segnano il percorso è quella con Eduard Silberstein. Le lettere che ci restano coprono un arco di dieci anni, e costituiscono una testimonianza non solo sulla vita, ma anche sulla formazione culturale e intellettuale di Freud. Nel loro insieme sono (possono essere considerate) i verbali di un’associazione segreta, stipulata tra due adolescenti e retta da statuti minuziosi e circostanziati per proteggerla dall’esterno. Una società che i due fondatori hanno battezzato Accademia Spagnola assumendo a loro volta, secondo le regole, nomi fittizi e deriva ti da una delle Novelle esemplari di Cervantes: Matrimonio degli inganni e colloquio dei cani. Silberstein è Berganza e Freud è Cipio.

La distribuzione delle parti -accantonata ogni prudenza -può apparire suggestiva: nel racconto di Cervantes, l’alfiere Campuzano riferisce all’avvocato Peralta un “colloquio” che ha potuto ascoltare durante il suo ricovero nell’Ospedale della Resurrezione a Valladolid. I due cani, distesi su vecchie stuoie, si sono raccontati nel cuore della notte la loro esistenza: per primo ha parlato Berganza e l’alfiere ha trascritto fedelmente le sue parole, riservandosi di redigere anche il resoconto della seconda notte {quella in cui Cipio ha assunto il ruolo di narratore), una volta raggiunta la certezza di essere creduto o, al meno, non disprezzato.

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