Arte combinatoria e processi di pensiero nelle Città invisibili di Italo Calvino

di Bruno Ferraro
«atque», 5, 1992, pp. 71-98

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Esaminerò gli elementi strutturali e emblematici delle Città Invisibili, dopo aver evidenziato alcuni aspetti della poetica di Calvino contenuti nel racconto Il conte di Montecristo ed in altri saggi ora raccolti in Una pietra sopra. Nel saggio La sfida al labirinto (1962) Calvino visualizza il groviglio, la complessità, la molteplicità delle rappresentazioni del mondo con la forma di un labirinto, “l’archetipo delle immagini letterarie del mondo”, come lui stesso la definisce. E, sempre nello stesso saggio, Calvino dice: “Da una par te c’è l’attitudine oggi necessaria per affrontare la complessità del reale, rifiutandosi alle visioni semplicisti che non fanno che confermare le nostre abitudini di rappresentazione del mondo; quello che oggi ci serve è la mappa del labirinto la più particolareggiata possibile. Dall’altra parte c’è il fascino del labirinto in quanto tale, del perdersi nel labirinto, del rappresentare questa assenza di vie d’uscita come la vera con dizione dell’uomo. […] Resta fuori chi crede di poter vincere i labirinti sfuggendo alla loro difficoltà; ed è dunque una richiesta poco pertinente quella che si fa alla letteratura, dato un labirinto, di fornire essa stessa la chiave per uscirne.

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