L’arte e il pensiero. Il pensiero dell’arte

di Franco Rella
«atque», 5, 1992, pp. 99-110

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1. Arte e filosofia

Schopenhauer nel XIX secolo dichiara, riassumendo una lunga tradizione, che la pittura è la meno filosofica di tutte le arti. I pittori sono sempre stati, nei secoli, più o meno concordi con questa affermazione, ribadita nel nostro secolo anche da Savinio pittore e filosofo. Siamo, a questo proposito, ancora nel l’ambito definito dal pensiero platonico, per il quale soltanto la filosofia sa “smembrare l’oggetto, seguendone le nervature” e poi “abbracciarlo in uno sguardo d’insieme e ricondurre tutto a un’unica forma”, che non è più la “figura” dell’oggetto stesso ma la sua idea, la sua forma immutabile: la sua verità.

L’arte non ha questa capacità, secondo Platone, di andare oltre le cose verso la loro forma archetipa, ma le rappresenta soltanto, le riproduce nei loro aspetti caduchi e mutevoli, che non solo non sono la verità, ma si pongono anzi come la perversione della verità stessa. E non è un caso, allora, che Schopenhauer privilegi tra le arti quella che più è distante da ogni figura, la musica, l’arte cioè che, con la sua astrazione, sembra esprimere una tensione che va oltre le cose, e che è dunque più prossima alla verità che non ha figura.

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