Ricerca di senso e psicoanalisi in Wittgenstein

di Maria Consuelo Ugolini
«atque», 5, 1992, pp. 111-130

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1.    Estetica e psicoanalisi 

Riportando le Conferenze tenute da Wittgenstein nel 1930-33, G.E. Moore ci dice che Wittgenstein considerava il libro di Freud Il motto di spirito e le sue relazioni con l’inconscio come un buon esempio di errore filosofico che consiste nel fare confusione tra il conoscere la causa e il conoscere la ragione di qualcosa: «Diceva, per esempio, che (…) ciò che dice sembra scienza mentre in realtà è soltanto un modo d’esprimersi meraviglioso». Secondo Wittgenstein, nonostante la pretesa freudiana di presentare le spiegazioni psicoanalitiche come spiegazioni scientifiche, volte a reperire la causa dei sintomi nevrotici in un fatto appartenente ad una realtà storicamente determinata e suscettibili di verifica empirica, queste sono in realtà pseudo spiegazioni; indagini che dietro la forma di spiegazioni causali nascondono la struttura propria delle spiegazioni estetiche; dove la differenza tra i due tipi di spiegazione rimanda alla differenza tra il dare ragioni per qualcosa e lo scoprire la causa di qualcosa.

In estetica – sostiene Wittgenstein -, quando ci interroghiamo su qualcosa, quando qualcosa ci provoca perplessità o disagio, il nostro “perché?” richiede l’indicazione di una ragione e non di una causa. Al metodo ipotetico esplicativo, considerato inappropriato ad illuminarci circa un nostro disagio di tipo estetico viene contrapposto da Wittgenstein un metodo descrittivo.

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