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George Steiner , scrittore e filosofo di origine ebraica, professore a Ginevra e Cambridge, è autore di alcuni tra i massimi testi della critica della letteratura, dell’arte e della cultura di questa seconda metà del ‘900. Alla base del suo gesto critico è certamente la cultura ebraica in quanto, come lui stesso afferma in una intervista, “sete incessante di conoscenza, di trascendenza e di pensiero puro. Credo che l’Ebreo sia colui che, anche sulla soglia di una camera a gas, continuerebbe a correggere un testo. Alcuni rabbini lo hanno fatto. Corregge re un testo è interpretare Dio dicendoGli che si è fedeli a questo cancro del pensiero, a questa patologia dell’assoluto, che Egli ha messo dentro di noi, non si sa per quale motivo; è dirGli quanto questo ci sia costato”.
Questa filologia, amore per la parola, che procede nel testo e oltre il testo, ha generato libri su Tolstoi e Dostoevskij, sulla morte del la tragedia, sul linguaggio e il silenzio, su Heidegger, su Babele. Ha generato la grande riflessione sul tragico delle Antigoni, immediata mente precedente a Vere presenze. La grande tragedia greca affronta i problemi radicali dell’uomo, tanto che, come dice Steiner, se d’improvviso venissero meno i libri spariti, e ci rimanesse soltanto il dialogo tra Creante e Antigone, cuore dell’ Antigone appunto, noi potremmo ricostruire, attraverso l’analisi dei problemi -attraverso le polarità non negoziabili costitutive dell’essere umano che occupano questo dialogo – gli elementi essenziali della cultura dell’Occidente.