Attraverso il dire

di Paolo Francesco Pieri
«atque», 8, 1993, pp. 43-66

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Due o più persone che conversano, sono state raffigurate negli ambiti più diversi e sin dai tempi più lontani. È dalla Grecia antica sino ad oggi che la for ma letteraria del dialogo è stata una presenza costante nella poesia e nella prosa, nella tragedia e nella filosofia. Il lettore ricorderà il suo comparire nella poesia epica e nella lirica corale, nella poesia drammatica e nella tragedia. Dopo Eschilo, Sofocle ed Euripide, fu Erodoto che adottò il dialogo nella prosa storiografica. Platone, invece, gli diede in filosofia il più ampio spazio.

Sono posteriori a quelli già ricordati, i dialoghi di Luciano di Samosata. In epoca ellenistica anche l’idillio, ripreso poi da Virgilio nelle egloghe, assunse spesso una forma dialogica. A Roma, sarà Cicerone ad utilizzare seppure retoricamente, la forma del dialogo filosofico. Nella letteratura cristiana c’è da ricordare sia l’ Octavius di Minucio Felice sia la Consolatio di Boezio. Sempre in quest’area, il dialogo diventerà – con Gerolamo e lo stesso Agostino – uno strumento talora in mano dell’apologia.

 

 

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