Sul sé gruppale

di Francesco Corrao
«atque», 11, 1995, pp. 11-24

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Nella vita psichica del singolo l’altro è regolarmente pre­

sente come modello, come oggetto, come soccorritore, come nemico, e pertanto […] la psicologia individuale è al tempo

stesso, fin dall’inizio, psicologia sociale

(S. FREUD, Psicologia delle masse sociali e analisi dell’io)

 

 

Per essere Sé si ha bisogno di un Altro, così altro e sé sono

condizioni relative di funzionamento della «macchina» mentale

[…] Il Sé è semplicemente il Non-Altro ed in questo è la sua

identità, la sua unicità (P.VALÉRY, Quaderni, IV)

 

Parlare di “Sé” è rischioso, può generare timore e sgomento. Talora può risuscitare il mito conturbante di Narciso, drammatizzato, più che in altre, nella versione di Pausania Feriegéte che ci narra come Narciso cercasse di consolarsi della morte dell’amata sorella gemella, fissando immobile lo specchio di uno stagno per richiamarne il viso attraverso la sua stessa identica immagine riflessa. Affascinato da questa egli non pote’ udire gli struggenti richiami di Eco, e la respinse, per annegarsi al fìne secondo l’irata vendetta degli dèi.

Parlare del “Sé” è meno emozionante ma complicato. Infatti ci troviamo subito di fronte ad una pluralità di significati a seconda del contrasto discorsivo considerato; ad esempio: grammaticale, narrato logico, giuridico, filosofico, psicologico. Il termine può essere assunto in senso riflessivo o transitivo, in senso soggettivo od oggettivo, per sonale o impersonale. Può essere sostanzializzato, come nelle espressioni “essere in sé”, “essere fuori di sé”. Può essere incluso in concetti astratti come “in-se-ità”, “ip-se-ità”.

 

 

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