L’identità come relazione

di Italo Valent
«atque», 11, 1995, pp. 53-72

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1. L’identità attorno a cui qui s’intende argomentare, pur attraverso un consistente sfocamento del tema, si riferisce all’esperienza umana. E anzitutto a quel precipitato della nostra esperienza che solitamente designamo con il nome di “persona”. Il concetto di persona è venuto affermandosi, come ben si sa, qua le presupposto canonico tanto nei giudizi che decidono del conferimento-adempimento di ogni forma di responsabilità quanto nell’analisi tesa a determinare le condizioni ultime di ogni possibile processo cognitivo ed emotivo. Più in generale ancora, vi si trova stampata la rappresentazione del principio (inizio e insieme fondamento) di ogni atto umano oggettivamente e soggettivamente rilevante – la rappresentazione di un vero e proprio motore immobile, di un’instancabile fonte di alimentazione dei giornalieri commerci materiali e culturali. Insomma, il costrutto identitario della persona vige da un lato come attestato dell’esistenza di ciò che è umano, dall’altro come postulato di ciò che è umano dell’esistenza. Così intesa, la persona non è altro che la traduzione moderna, la più adeguata per comprensione ed estensione, dell’antica realtà dell’anima.

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