Il labirinto del sé

di Stefano Fissi
«atque», 11, 1995, pp. 115-136

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  1. L’albero del Sé 

La psicologia del profondo ha assistito recentemente alla inarrestabile diffusione, all’interno del suo campo conoscitivo, dell’uso del termine Sé e alla sua sempre ulteriore specificazione, nel senso di diversificazione delle significazioni da esso di volta in volta sottese. Il Sé, comunque sia, fa riferimento ad una “experience distant theory” , ad una costruzione concettuale di elevato livello di astrazione e quindi diffìcilnente verificabile e falsificabile: trattasi di costruzioni congetturali, in cui le ipotesi iniziali sono tali cioè da orientare la scelta e l’interpretazione dei dati osservati, e perciò autovalidantisi. Il Sé si riferisce alle “cose ultime” della psicologia del profondo, è un tentativo, inesauribile e asintotico, di avvicinarsi al “noumeno” inconoscibile. E poi si trova esposto ad un ineliminabile paradosso: se anche gli psicoanalisti arrivassero a darsi una teoria consensualmente condivisa sul Sé, e in base ad essa ad unificare la loro nomenclatura, vi sarebbe ancora un certo margine di fraintendimento, perché il significato che ciascuno vi annetterebbe non po trebbe prescindere dal proprio vissuto emozionale e dalla propria personale esperienza del Sé, che è qualcosa che trascende la teoria. Il Sé ci riporta in altre parole all’aporia fondamentale della scienza della mente, per la quale il soggetto conoscente è allo stesso tempo l’oggetto conosciuto.

Ammettendo però la possibilità di mettere ordine in questa matassa concettuale, sembra utile delineare dei percorsi conoscitivi, evidenziando come i vari autori che hanno trattato largomento si sono succeduti, influenzati, contraddetti.

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