Materia, forma, mente e coscienza

di Stefano Fissi
«atque», 16, 1997, pp. 43-72

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Le forme del tutto esistono nella forma

dell’ intelletto che le abbraccia.

Ibn Gabirol, filosofo e poeta ebreo

dell’XI secolo.

 

Materia e mente nella scienza

 La scienza moderna si è costituita quando, con Galileo  e la creazione della fisica matematica, si è delimitato  l’oggetto d’indagine a ciò che era quantitativamente moderna misurabile, e per conseguenza si è rimossa la mente dalla natura. L’episteme scientifica non poteva includere né intenzionalità, né proiezioni, né interferenza del soggetto con la descrizione “oggettiva”, essendo tutta protesa alla ricerca di correlazioni invarianti e di leggi di regolarità. La scienza moderna al suo costituirsi rompeva con altre tradizioni, per certi aspetti affini, ma caratterizzate da un’incompatibilità di metodo: l’alchimia, l’astrologia, la filosofia della natura. L’alchimia in particolare proponeva una visione unitaria dell’uomo e della natura, del macrocosmo e del microcosmo, in quanto appartenenti non già a due piani distinti, ma ad una sfera unica, energetica, fluida, multiforme e in perfetta permeabilità; sfera in cui la natura non è considerata una materia separata dall’uomo e omogenea che riempie lo spazio, bensì una realtà vivente che ha in sé un’anima, una volontà, un principio di attività in terno e spontaneo, una mente, insomma, la cosiddetta anima mundi o spiritus mundi.

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