Macchine e passioni. Il modello di Galeno

di Jean Starobinski
«atque», 17, 1998, pp. 21-30

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Il modello dell’orologio

Il metodo, la geometria, la dimostrazione. Queste parole di Galeno sono le stesse che troviamo in Descartes. Quale similitudine terminologica! Nessun’altra potrebbe permettere meglio di evidenziare differenze decisive. Quando Galeno descrive l’orologio idraulico, egli ne propone la costruzione come un esempio di ragionamento analitico sintetico: questa tecnica è sostenuta come paradigma di un discorso ben condotto, i cui risultati sono prevedibili e certi. È il prototipo dei processi razionali e analitici, che conviene applicare in tutti i campi. A Galeno non viene tuttavia l’idea di sviluppare il modello dell’orologio sul funzionamento del corpo umano. Quello che conta, secondo lui, è ricorrere allo stesso tipo di ragionamento; se il calcolo è efficace in un campo, lo sarà in un altro. Ed egli sa, per di più – cosa molto importante – che il fallimento di una applicazione tecnica segnala un errore di ragionamento teorico. Ma poiché mette all’opera quattro elementi e quattro qualità che saturano tutta la sua fisica, egli rimane a una “fisica” delle mescolanze e non problematizza le forze. Non stabilisce dunque alcuna analogia funzionale tra orologio e corpo umano nella sua interezza. Certamente, in De usu partium (libro XVI, cap. I e II2) e De motu muscolorum (libro I), Galeno non rinuncia a ricorrere a immagini quali l’irrigazione e la distribuzione delle acque, ma non trasferisce l’orologio al corpo umano.

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