Passione e contraddizione materiale: un modello

di Andrea Zhok
«atque», 17, 1998, pp. 163-196

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Queste pagine propongono un’analisi del concetto di “passione”, che ha altrove la sua ragione teoretica fondante e che, nei presenti limiti, si può proporre solo come un modello, uno strumento euristico. In questo senso il testo mira a presentare, con la massima densità e concisione, e rinunciando a supporti bibliografici, un sistema di argomentazioni giudicabile essenzialmente in termini di coerenza interna, e lascia invece spesso a livello di suggerimento per l’ingegno del lettore benevolo la sua valenza di tesi ontologica.

Cos’è una passione?

Il termine “passione” è un termine di gloriosa tradizione e decaduto nel presente. Da Platone agli stoici,  da Spinoza a Kant la “passione” è quasi il nome del male tout court: essa è la hybris, l’eccesso, l’infrazione, la debolezza che cova nell’uomo, l’esterno del nostro interno, la carne e l’animale come alterità irredimibili nell’identità personale. La passione si contrappone perciò alla ragione, alla libertà, alla soggettività: essa è passività e patimento.

Ma vi è anche un’accezione positiva della passione, presente nelle istanze naturalistiche del Rinascimento e del libertinismo, ma soprattutto nel Romanticismo, come Natura vivente e fondante, come ispirazione e senso.

 

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