La prospettiva fenomenologica in psicopatologia

di Karl Jaspers
«atque», 22, 2000, pp. 97-124

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Si è soliti distinguere, nell’esame di un paziente psichiatrico, tra sintomi oggettivi e sintomi soggettivi. Sono sintomi oggettivi tutti gli eventi che si manifestano alla percezione: riflessi, movimenti rilevabili, i tratti di un volto riproducibili fotograficamente, eccitazioni motorie, espressioni verbali, produzioni scritte, azioni, comportamenti, e così di seguito. Sono sintomi oggettivi tutte le prestazioni misurabili, come la capacità di lavoro, l’abilità nell’apprendimento, la memoria, eccetera. Si è soliti, infine, porre tra i sintomi oggettivi anche le idee deliranti, i falsi ricordi e simili: in una parola, tutti i contenuti razionali delle manifestazioni linguistiche del paziente. Contenuti che certo non possono essere percepiti sensibilmente, ma solo compresi intellettualmente, e che tuttavia noi comprendiamo semplicemente con la ragione, senza fare ricorso alle risorse dell’empatia.

Mentre tutti i sintomi oggettivi possono essere mostrati in modo immediato e convincente nella loro reale presenza a chiunque sia dotato di percezione e di logica, i sintomi soggettivi non possono essere colti se non attraverso qualcosa che, per differenza dalla percezione e dalla logica, è d’abitudine definito a sua volta come soggettivo. Essi non possono essere rilevati, infatti, attraverso gli organi sensoriali, ma solo trasferendosi, per così dire, nella psiche dell’altra persona; solo con l’empatia appunto. Essi devono giungere all’intuizione inte riore del medico non attraverso il pensiero, ma attraverso un esperire comune [Miterleben].

 

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