Da Jaspers a Jung. Il ripensamento dell’esperienza come base della teoria clinica

di Maria Ilena Marozza
«atque», 22, 2000, pp. 125-150

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La storia del pensiero psicologico ci ha consegnato una divaricazione radicale, di metodo e d’oggetto, tra le due più profonde, intense e innovative teorie che hanno dominato la ricerca psicologica del XX secolo. Fenomenologia e psicoanalisi hanno sviluppato autonome visioni del comprendere psicologico appoggiate a prospettive epistemologiche e a concezioni antropologiche senz’altro incompatibili.

Semplificando, forse eccessivamente, potremmo dire che lo scalino che separa il procedimento fenomenologico da quello analitico è l’atteggiamento verso la comprensione dell’esperienza psichica, in particolare ove essa si configuri come incomprensibile: laddove la fenomenologia, nella sua ricerca dell’essenziale, s’arresta, arrivando a evidenziare il principio aprioristico che fonda il fenomeno, la psi coanalisi pretende di spiegare ancora, cercando di superare la frattura dell’alterità attraverso l’introduzione del sistema metapsicologico. Il presupposto di questa differenza è che mentre dal primo punto di vista è indispensabile cercare il fondamento nell’aderenza all’esperienza, dal secondo è l’esperienza a divenire derivabile attraverso l’introduzione di un fonda mento trovato, o ipotizzato, al di fuori di essa.

 

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