Capire la paura. Lo sviluppo della rappresentazione della paura tra i cinque e i dodici anni

di Eleonora Cannoni
«atque», 23-24, 2001, pp. 109-134

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Chi conosce Vladimiro/il vampiro che di sera/

esce dalla sua tomba/con una gran brutta cera?/

È vestito di un nero mantello,/sulla testa ha un largo cappello./

Con i suoi denti aguzzi/il sangue vuol succhiare,/

va in cerca di viventi/che vuole spaventare./

Ma è solo una finta,/é tutta fantasia,/

ed ecco dai tuoi sogni/il vampiro scappa via.

C. Albaur, Il vampiro (1996)

 

In questo lavoro affronteremo il tema della rappresentazione della paura in età evolutiva. L’argomento ci sembra particolarmente attuale poiché a seguito di vicende tragiche, in cui alcuni bambini sono stati vittime di violenze da parte di adulti, i mass media hanno insistentemente dibattuto sulla capacità infantile di valutare correttamente le persone incontrate e le situazioni in cui si vengono a trovare. Molti genitori sono in apprensione, temono che i propri figli non sappiano riconoscere i segnali di pericolo, in particolare, che non provino paura. Sono preoccupazioni fondate? A che età un bambino sperimenta l’emozione paurosa? In che modo la gestisce?

Cercheremo di rispondere a questi interrogativi presentando in breve alcune ricerche di tipo evolutivo sulla paura, tracciandone lo sviluppo normale, e soffermandoci sui risultati di uno studio condotto con bambini dai cinque ai dodici anni che ci hanno raccontato le loro idee sulla paura.

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