Ansia in gravidanza: una condizione di normalità?

di Donatella Poggiolini, Vanna Valoriani, Paola Benvenuti e Adolfo Pazzagli
«atque», 23-24, 2001, pp. 135-158

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1. Introduzione

È osservazione comune che durante una normale gravidanza si manifestino nella donna stati di ansia, anche intensa e duratura, spesso in coincidenza con alcune fasi dell’evoluzione gestazionale, che trovano scarso accoglimento da parte delle fìgure sanitarie deputate ad assisterla ma che costituiscono un’esperienza signifìcativa nella rappre sentazione dell’identità personale. La presenza di ansie comuni a tutte le donne, non si deve comunque considerare né un indicatore di disturbi psichici nella madre, né un qualcosa che predice particolari difficoltà nelle relazioni con il bambino. Anzi, essa permette di ipotizzare un significato adattativo nella successiva relazione con il bambino (Renkert e Nutbeam, 2001).

Tuttavia l’emergenza dell’ansia durante la gravidanza sembra porsi lungo un continuum fra la normalità, l’esperienza soggettiva di disagio e l’eventuale comparsa di disturbi psichici come i disturbi d’ansia e la depressione, la cui insorgenza è correlata con numerosi fattori di rischio psicosociale (Bernazzani et al., 1997).

In letteratura questo tema è oggetto di studio secondo varie pro spettive: ad esempio Cahill (1997; 1998; 2001), Pope e collaboratori (2001) attribuiscono ad un non appropriato intervento sanitario una quota di responsabilità nell’incrementare le paure e le ansie delle donne, togliendo loro la percezione di poter “controllare” la propria gravidanza.

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