Il fumo e il fuoco

di Marino Rosso
«atque», 25-26, 2002, pp. 81-116

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AVVERTENZA: In molti sensi e attraverso molte vie il testo di finzione (fiction) si è fatto protagonista della cultura del nostro tempo, tanto che una proposta di filosofia finzionale non richiederebbe attualmente al cuna giustificazione. Si potrebbe anche ricordare il detto di Wittgenstein: «Philosophie kann man ei gentlich nur erdichten (A rigore si può fare filosofia solo fingendola)». Tuttavia non è in osservanza ai modelli oggi prevalenti, o all’idea anticipatrice di Wittgenstein, che un saggio sul solipsismo assume appropriatamente i caratteri della finzione: si tratta, a mio avviso, di una necessità teoretica specifica. Parlando di solipsismo, di solito si trascura la considerazione elementare che, propriamente, non può darsi qualcosa come il solipsismo: oppure sì, ma unicamente come eidos aristotelico, reale solo nei suoi esemplari. Questi saranno il solipsismo del tale sog­getto e del talaltro e del talaltro ancora, ognuno dei quali crederà che la propria realtà sia l’unica realtà, dove l’ovvio passaggio al “trascendentale” toglierà l’empiria di quel soggetto ma non potrà toglierne, ed è la cosa più importante che spero di mostrare, la monadologica individualità.

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