Tra Adler e Freud rammentando Jung

di Gian Giacomo Rovera
«atque», 27-28, 2003, pp. 65-80

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1. Quando nel 1902 il trentaduenne Adler (1870-1937) incontra il quarantasettenne Freud (1856-1939), Jung (1975-1961) ha ventisette anni e lavora con Bleuler al Burghölzli. In questo clima particolarmente creativo Freud è riconosciuto quale fondatore di una complessa teoria psicologica e psicopatologica, nonché di innovative metodiche psicoterapeutiche. L’originalità del suo pensiero, la ricchezza degli studi e il fascino esercitato dalla persona specie sui giovani colleghi è notevole. Il capostipite della psicoanalisi accomuna discepoli e genera dottrine in qualche modo compatibili fra loro, in quanto hanno una base dinamica comune che si dispiega in molteplici rami del sapere negli aspetti clinici, linguistici, simbolici, relazionali, culturali, artistici.Progressivamente, tuttavia, si assiste a una defusione: la “psicologia individuale” di Alfred Adler nel 1911 e la “psicologia analitica” di Carl Gustav Jung nel 1913, pur essendone debitrici, si discostano dalla “psicoanalisi” di Sigmund Freud, accentuando la diversità dei loro percorsi a causa delle matrici filosofiche, metapsicologiche, teoriche, e per le modalità dell’approccio clinico. Tale processo, non indolore, si realizza nel corso di alcuni periodi raggruppabili secondo parametri anche temporali.

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