Prospettive cliniche dell’intenzionalità

di Mauro La Forgia
«atque», 1 n.s., 2006, pp. 297-322

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In analisi con Mario Trevi 

Lavorare con Mario Trevi ha comportato il fatto di accettare che l’analisi non fosse soltanto esplorazione dell’inconscio o interpreta zione del transfert; utilizzando uno dei termini che Trevi stesso – tra il serioso e il sornione – pescava tra i plessi della lingua italiana, l’analisi con Trevi è stata psicagogica.

Il lavoro terapeutico era di continuo animato e ampliato da presenze letterarie, da spunti filosofici o da richiami di storia delle idee; a volte, ci si accaniva sul diverso impatto conoscitivo da attribuire alla metafora; altre volte si sorrideva del carattere palesemente affabulatorio di certe pagine junghiane.

Poteva anche risultare difficile affrontare, nel dialogo, un tale ampliamento di prospettive; capitava di sentirsi annichiliti da un confronto così impari (e questo, a ben vedere, sarebbe stato materia le da trattare analiticamente); fatto sta che quelle idee, che quella possibilità di esser considerato interlocutore a ogni livello – clinico, teorico, metodologico – hanno dato i loro frutti alla distanza.

 

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