Uno sguardo sul presente: relativismo, pluralismo e identità umana

di Fabrizio Desideri
«atque», 3-4 n.s., 2008, pp. 69-98

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Il presente anteriore del mondo

 

Obiettivo delle nostre riflessioni non sarà il presente psicologico: il presente della coscienza che definisce l’attualità di ogni esperienza, l’essere in atto di un qualsiasi commercio tra sé e il mondo. Un tale senso del presente è certamente primario per la costituzione di ogni soggettività, se non altro per il fatto che l’esser coscienti implica necessariamente essere, in qualche modo e misura, presenti a se stessi. La sua primarietà, però, non può dirsi ‘assoluta’ ossia puramente originaria. Può dirsi tale dal punto di vista fenomenologico, a patto di intenderla nello stesso tempo come derivata o, comunque, come ‘seconda’ rispetto a un altro senso del presente: a un presente ontologicamente anteriore.

Prima del senso psichico del presente, come modalità temporale che coinvolge e struttura il rapporto con il passato e con il futuro, dobbiamo dunque presupporne un altro, che sarebbe limitante identificare come storico. Nella sua anteriorità, sia rispetto alla di mensione psichica sia rispetto a quella strettamente storico-cultura le, questo senso del presente esprime il mondo come qualcosa che c’è prima di divenire “nostro”. Nei confronti dell’attualità dell’esperienza, misurata dal presente della coscienza, quella del mondo è dunque in qualche modo anteriore: è pura presenza. E il mondo nella sua presenza – nella stabilità mutevole del suo presente – può essere il nostro mondo solo nella misura in cui noi gli apparteniamo e, appartenendogli, ne siamo semplicemente parte.

 

 

 

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