Fermare il tempo. Applicazioni di cronografia romana

di Riccardo Scarcia
«atque», 3-4 n.s., 2008, pp. 113-130

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Fly envious Time, till thou run out thy race,

Call on the lazy leaden-stepping hours,

Whose speed is but the heavy Plummets pace;

And glut thy self with what thy womb devours,

Which is no more then what is false and vain […],

Then long Eternity shall greet our bliss […]

About the supreme Throne […]

Attir’d with Stars, we shall for ever sit,

Triumphing over Death, and Chance, and thee O Time.

J. Milton, On time

 

 

In apparenza, talune fitte pagine del X e dell’XI libro delle Confessioni di Agostino dedicate a lunghe variazioni sul “tempo”, in quanto nozione avvertita dall’istinto e presenza induttivamente sottesa alla memoria, sarebbero la testimonianza più adatta per tentare di abbozzare un profilo della relativa ideologia nell’ambito della cultura latina. Ma la dinamica e del tempo e della memoria ivi tracciata, tanto facile a saggiarsi empiricamente quanto sfuggente nella sostanza, non acquista né può acquistare un particolare spessore psicologico e può valutarsi – magari, se si vuole, in senso relativo – come un riporto tanto dilatato nello sviluppo quanto modesto per originalità.

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