Il dove e il quando della coscienza nel cervello

di Daniel C. Dennett e Marcel Kinsbourn
«atque», 3-4 n.s., 2008, pp. 131-182

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Non sono davvero sicuro se gli altri non riescano a percepirmi o se, una frazione

di secondo dopo che il mio volto abbia interferito con il loro orizzonte,

un milionesimo di un secondo dopo che essi abbiano posato il loro sguardo

su di me, subito inizino a cancellarmi dalla loro memoria: dimenticato prima

di arrivare all’avaro e triste arcangelo della rimembranza.

Ariel Dorfman, Mascara, 1988

 

 

Introduzione

 

Viene qui preso in considerazione il modo in cui due diversi modelli di coscienza trattano il tempo soggettivo. Il modello standard del Teatro Cartesiano postula l’esistenza di un luogo, nel cervello, dove “tutto converge”, dove cioè le discriminazioni effettuate in qualunque modalità sensoriale vengono registrate e “presentate” al giudizio soggettivo. Più in particolare, il modello del Teatro Cartesiano implica che siano le proprietà temporali degli eventi che portano contenuti che hanno luogo in questo medium rappresentazionale privilegiato a determinare un ordinamento soggettivo. Il mo dello alternativo, delle Molteplici Versioni, assume che nonostante gli eventi cerebrali che discriminano i vari contenuti percettivi siano distribuiti sia nello spazio che nel tempo nel cervello, e nonostante le proprietà di tali eventi siano determinate temporalmente, nessuna di queste proprietà temporali può determinare l’ordinamento temporale soggettivo, dal momento che non esiste un singolo flusso di coscienza ma, piuttosto, un flusso parallelo di contenuti concorrenti e sottoposti a continua revisione.

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