- Un debito di riconoscenza
Vorrei partire da un testo, Potenza dell’immagine. Rivalutazione della retorica, nel quale Ernesto Grassi poneva, a conclusione di una presenza culturale travagliata e feconda, alcuni interrogativi es senziali sulle forme espressive dell’umano, ripercorrendo peraltro una vicenda storica segnata, all’origine, dall’intreccio di linguaggio assertivo e di linguaggio argomentativo nella Grecia della tragedia e delle forme iniziali della filosofia.
La ricognizione del carattere insieme perentorio e patico di una forma espressiva – quella assertiva, appunto – attraverso la quale un’umanità in fermento aveva affermato con veemenza i modi inevi tabili del suo affacciarsi sul mondo – la gioia, il dolore, il caso, la di struttività, il destino, l’angoscia della fine – si accompagna costante mente, nel testo di Grassi, a una domanda stupita sugli esiti di tutto ciò, sulle sorti attuali di una simile, radicale, possibilità di visitazione ed espressione di un’esperienza senz’altro storica, ma di una tale pregnanza culturale e antropologica da assumere, da allora in poi, un valore universale.