Essere nel mondo: io e il mio doppio

di Giuseppe Vitiello
«atque», 6-7 n.s., 2009, pp. 157-178

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  1. Il dilemma di Lashley

 

Negli anni quaranta, sulla base delle sue esperienze di laboratorio Karl Lashley osservava: «Qui è il dilemma. Impulsi nervosi sono trasmessi (…) da cellula a cellula attraverso definite connessioni cellulari. Eppure, tutto il comportamento sembra essere determinato da masse di eccitazioni (…) entro campi generali di attività, senza riferimento a particolari cellule nervose (…). Quale tipo di organizzazione nervosa può mai rendere conto di configurazioni di eccitazioni [che si propagano] senza ben definiti e specializzati canali di comunicazione cellu lare? Il problema è quasi universale nell’attività del sistema nervoso». Lashley arrivava così alla formulazione dell’ipotesi dell’azione di massa nel memorizzare e nel ricordare informazioni da parte del cervello. Le osservazioni sperimentali di Lashley sono state ampiamente confermate da numerosi studiosi, neurologi e neuropsicologi. Tra questi, Karl Pribram negli anni sessanta ha avanzato l’ipotesi che per il cervello si possa usare la metafora dell’ologramma. Negli ologrammi la conoscenza di un particolare in un punto qualsiasi dell’immagine per mette di ricostruire tutta l’immagine. Alla base di tale possibilità c’è la coerenza di fase che caratterizza il laser usato per produrre e per leggere l’ologramma. Pribram dunque propone che anche per l’attività cerebrale si possa parlare di coerenza. L’osservazione della cooperazione diffusa tra miliardi di neuroni su vaste zone cerebrali, la loro simultanea reattività a stimoli esterni, la mancanza di riferimento a particolari reti di comunicazione cellulare (nonostante la fitta rete dendritica) in duce infatti a pensare che i neuroni oscillino in fase.

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