Sulla polarità tra ‘estetica e poietica’: intorno al Discorso sull’estetica di Paul Valéry

di Fabrizio Desideri
«atque», 8-9 n.s., 2011, pp. 121-144

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  1. Polarità generative e metafore paradigmatiche 

La difficoltà di comprendere nella sua unità e coerenza di sviluppo un pensiero indubbiamente proteiforme quale quello di Paul Valéry è spesso resa insormontabile dalla pretesa di ricondurlo nella cornice di un unico paradigma teorico-concettuale o almeno di un unico un tema fondamentale. Mono-paradigmaticità e mono-temati smo son in conflitto, nel caso di Valéry, con l’evidente poliritmia della sua riflessione e con la pluralità di direzioni e di piani del suo pensiero e della sua opera. L’esigenza in questione può però venire soddisfatta, con le dovute cautele, qualora si consideri quello di Valéry come un pensiero costitutivamente polare, nei confronti del quale sarebbe un errore cercare una sintesi risolutiva, quasi si trattasse di un pensiero dialettico di tipo hegeliano. Sarebbe un errore, perché proprio in una costituzione polare il pensiero di Valéry trova non soltanto la propria origine e la propria forza, ma anche la propria pe culiarità: la propria unità di figura. Pensiamo, ad esempio, alla polarità concettuale coscienza (mente) e mondo, senz’altro una delle più significative tra quelle che caratterizzano la riflessione dei Cahiers. Rispetto a essa la nozione di corpo non rappresenta certo una sintesi dialettica capace di togliere la differenza tra i poli.

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