Stati di sonnolenza. Ovvero quando sonno e veglia non sono fenomeni uniformi ma ampie classi di fenomeni

di Roberto Manciocchi
«atque», 8-9 n.s., 2011, pp. 225-242

Scarica intero Articolo

Il lavoro onirico che conosciamo è soltanto un piccolo aspetto del sognare vero e proprio: quest’ultimo essendo un processo continuo che appartiene alla vita della veglia e che è in azione durante tutte le ore di veglia, ma che di solito non è osservabile in quel periodo se non nel paziente psicotico.

 

 

È stato detto, in ambito psicoanalitico, che la teoria bioniana del sogno segna uno spartiacque epistemologico, rispetto alla teoria di Sigmund Freud, paragonabile alla differenza fra la teoria della gravitazione universale e quella della relatività.

In effetti, fin dalla sua prima esposizione, risalente agli anni Sessanta, molti autorevoli autori, provenienti da settori della cultura disparati, hanno affrontato i risvolti di idee come quella esposta in incipit, la cui essenza potrebbe essere espressa dicendo che possiamo rimanere “coscientemente svegli” solo se ci è possibile in parallelo, si direbbe modernamente, “sognare”.

Un’idea, questa, che ha dato vita, nel corso degli anni, a una varietà di suggestioni, chiamando gli innumerevoli commentatori a prendere in considerazione (accanto al problema della definizione di una teoria del sogno e della coscienza) la gigantesca area tematica sottesa alla teoria epistemologica bioniana; una teoria che pervade tutto il pensiero dello psicoanalista anglo-indiano e ha come fulcro di riflessione l’uso del linguaggio per produrre conoscenza o viceversa per impedire la conoscenza stessa.

Pubblicato in Articoli
Ricerca Fascicoli e Articoli
Tipo
Anno
Fascicolo