Prefazione

di Paolo Francesco Pieri
«atque», 11 n.s., 2012, pp. 9-10

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Viviamo un mondo dispiegato dal nostro linguaggio e le relative pratiche.

Facendo un elenco un po’ alla rinfusa, posso dire che nel mondo delle pratiche psicologiche e gli ambiti confinanti, la fanno attualmente da padroni termini e concetti come: ‘relazione’, ‘diffe renziazione’, ‘individuale’, ‘spiegazione’, ‘distanziazione’, ‘astratto’, ‘mediatezza’, ‘segno’, ‘aut-aut’, ‘mente’, ‘oggetto’, ‘conscio’, ‘sapere’, ‘confini’.

Come è facilmente intuibile, l’installarsi in medias res di parole e concettualizzazioni come queste, ha messo in ombra i relativi termini e concetti opposti, come: ‘contatto’, ‘integrazione’, ‘collettivo’, ‘comprensione’, ‘avvicinamento’, ‘concreto’, ‘immediatezza’, ‘simbolo’, ‘et-et’, ‘corpo’, ‘evento’, ‘inconscio’, ‘pensare’, ‘contatto’. queste ultime parole, come ho detto, sono state messe in ombra, e come tali non si sono dissolte. Esse continuano a vivere per l’appunto nell’ombra: talora demonizzate, tal’altra mitizzate.

Compito di questo fascicolo di «atque» è indicare che la prima famiglia di parole esiste ed è efficacie soltanto insieme alla seconda. Per ciò si dovranno cogliere i seguenti rispettivi apparentamenti: relazione e contatto, differenziazione e integrazione, individuale e col lettivo, spiegazione e comprensione, distanziazione e avvicinamento, astratto e concreto, mediatezza e immediatezza, segno e simbolo, aut-aut e et-et, mente e corpo, oggetto e evento, conscio e inconscio, sapere e pensare, confini e contatto.

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