22 n.s./2018
SOGLIE

Scarica Sommario
Scarica Prefazione
Scarica intero Fascicolo

a cura di

Paolo Francesco Pieri

 

PREFAZIONEPaolo Francesco Pieri // SAGGI / La verità oltre la soglia Giuseppe Vitiello / La soglia e il tempo della sensazione: sulla critica della psicofisica di Hermann Kohen Astrid Deuber- Mankowsky / Soglie e loro trasferimentiAlberto Peruzzi / Devi, non sei. Sulla soglia del possibile: la LeggeVincenzo Vitiello / Cronache dell’oltresogliaMauro La Forgia / Soglie del dolore Elisa Arnaudo / La natura coerente: discontinuità non essenziale tra natura, vita e coscienzaPierfrancesco Franzoni / Soglia Lubitz. Manovre di discesa controllataAntonino Trizzino // INDICE PER AUTORE DEGLI ARTICOLI DI “ATQUE” 1990-2018

 

 
 

[Anteprima delle prime pagine di ogni articolo del fascicolo.]

Please wait while flipbook is loading. For more related info, FAQs and issues please refer to documentation.

 

 

A partire dal fatto che «atque» rivolge la propria attenzione verso la psicoterapia ponendola in stretto rapporto con i contributi delle discipline scientifiche e la riflessione contemporanea, questo fascicolo della rivista intende focalizzarsi sulla nozione epistemica di soglia che attraversa vari ambiti della conoscenza: dalla psicologia alla biologia, dalla psicologia sperimentale alla matematica, dalla medicina e la filosofia sino alla fisica. E ciò per giungere a una comprensione sempre più scientificamente adeguata della dimensione psichica dell’uomo e, più, in generale l’umano in quanto tale.

Proprio recuperando dell’umano una comprensione – lo si ripete – sempre più scientificamente adeguata e nello stesso tempo attenta alle differenti declinazioni in cui si specifica anche in rapporto alle pratiche delle varie discipline, si propongono contributi che in vario modo affrontano i seguenti temi: la soglia della coscienza, la soglia del dolore, la soglia tra psichico e fisiologico, la soglia del vivente, la soglia del trascendente (anche in relazione alle possibilità dell’esperire umano), la soglia dell’alterità (anche in rapporto all’identità personale), ecc.

Chiamando in causa la polisemia e non già l’ambiguità del termine soglia, sostanzialmente i vari contributi qui raccolti pensano e ripensano il darsi pratico di tale concetto nel pensiero filosofico e nei saperi psicoanalitici allorché si embricano con i contributi delle discipline scientifiche più significative e con la riflessione più fertile.

 

  1. La nozione di soglia ricorre in fisica secondo diverse accezioni: energia di soglia nell’effetto fotoelettrico; soglia come velocità limite in relatività speciale; soglia che marca il dualismo onda/corpuscolo in teorie quantistiche; come rendimento massimo nella produzione di lavoro in termodinamica. In fisica e in biologia la nozione ricorre per indicare una regione di transizione tra regimi dinamici nei sistemi al non-equilibrio e in biologia. In linguistica se ne parla nella transizione sintassi/semantica. Nelle ricerche sull’attività cerebrale se ne parla nell’atto di coscienza, nella costruzione di conoscenza e nella funzione di valutazione della verità. D’altronde espressioni del tipo “processo a soglia”, “essere sulla soglia”, “varcare la soglia”, e altre ancora, acquistano in fisica una precisa connotazione formale, anche matematica (Giuseppe Vitiello).
  1. Parlando di soglia è opportuno non lasciare impensati i problemi che insorgono nella conoscenza scientifica e soffermarsi sul grosso capitolo della critica della conoscenza. Il lettore interessato a questi argomenti troverà un saggio che ha per tema la critica di Hermann Cohen alla psicofisica che da un lato, aveva interpretato la sensazione (l’esperienza della sensazione) come reazione a uno stimolo considerando le variazioni delle sensazioni come correlate alla forza dello stimolo, e dall’altro, aveva sostenuto la tesi di una soglia differenziale tra sensazione e stimolo, assumendola come il passaggio tra vita soggettiva e mondo esterno. Muovendo dall’analisi di luoghi fondamentali de Il principio del metodo infinitesimale, questo saggio assume come punto di partenza una diversa interpretazione della sensazione, illustrando: 1. come la sensazione non segua la legge della soglia perché è originariamente movimento e non già qualcosa di statico e definito come lo stimolo; 2. come lo stimolo sia non già l’origine della sensazione bensì la grandezza intensiva oggettivata e come tale sia sensazione oggettivata; 3. come la soglia vada “deterritorializzata” in quanto nella conoscenza scientifica non si ha mai a che fare direttamente con i dati perché essi sono sempre componenti e prodotti del metodo scientifico stesso (Astrid Deuber-Mankowsky).
  1. D’altronde, esaminando i caratteri della nozione intuitiva di soglia si può giungere a identificare le radici semantiche di tali caratteri nell’esperienza corporea dello spazio, cioè nella primaria struttura spaziale del mondo-della-vita, così da porre l’accento sugli indicatori di confine aventi un ruolo posizionale e cinestetico. A partire da interessi di ricerca concernenti specificamente l’elaborazione di una “grammatica cognitiva” – che, correlata ai fondamenti della matematica, si serve del linguaggio categoriale per affrontare problemi che attengono alle basi della capacità semantica – vengono discussi i vari aspetti del significato letterale di soglia, onde considerare il trasferimento metaforico di tali aspetti nel modo in cui stati e processi cognitivi ed emotivi risultano spazializzati nel linguaggio ordinario. Benché quest’analisi concettuale eviti dettagli matematici, va considerato che essa si riferisce ad alcune nozioni-base di topologia e sfrutta l’impostazione generale offerta dal modello cinestetico del significato, incentrato sul processo di lifting (Alberto Peruzzi).
  1. Una serie incalzante di dubbi e domande sul tema della soglia non possono non condurre a considerare l’inconciliabilità del linguaggio del “dovere” o della Legge col linguaggio dell’essere, che è poi all’origine del contrasto tra l’“etica” pagana e la “morale” giudaico-cristiana – di quel contrasto che caratterizza nel profondo l’età moderna. Muovendo dall’analisi di alcuni ‘luoghi’ fondamentali della Critica della ragion pratica, è possibile illustrare le tre conseguenze più inquietanti della “logica” del “dovere”: 1. la coscienza dell’io come tu a sé stesso, 2. l’inattuabilità costitutiva della Legge, 3. la ‘possibilità’ come essenza del tempo, esprimibile solo con l’ossimoro: “domani può non esserci mai stato tempo” (Vincenzo Vitiello).
  1. Come si può parlare di soglia così è possibile parlare di oltre-soglia. «Spesso, durante le sedute, viveva palesemente il paesaggio esterno come un vortice di automobili in collisione, di treni sferraglianti e di aerei crollanti al suolo. Fu un momento memorabile quando, molti mesi dopo, mentre eravamo seduti fianco a fianco, guardando verso le finestre situate sul lato opposto della stanza, io iniziai a dire qualcosa e lei mi bloccò con un ordine calmo, ma fermo “Stia zitto e guardiamo il panorama”; al che ci abbandonammo al placido, rilassato sentimento di comunione che stavamo vivendo. Sentii a questo punto, per la prima volta in tutto il mio lavoro con lei, che finalmente stavamo entrambi vedendo lo stesso dolce panorama dalla finestra». Con questo esergo tratto da un saggio di Searles del 1960 entriamo propriamente in un’oltre-soglia cui può riferirsi quella “cura parlata”, che è fondamentalmente la psicoterapia, e così godere della vera e propria cronaca di tre situazioni cliniche caratterizzate rispettivamente da stramberia, vissuti di disumanità, e vuoto comunicativo, dove, in ciascuna di esse, si determinava un’interruzione precoce del trattamento. Avvalendosi delle ricerche che L. Binswanger, B. Callieri e per l’appunto di H.F. Searles hanno sviluppato per queste particolari forme di disagio psichico, vengono analizzate le ragioni della problematicità della terapia e allo stesso tempo descritte le difficoltà e gli ostacoli soggettivi che il terapeuta incontrava nel tentativo di stabilire modalità di contatto e di cura con certi casi che gli sembravano presentare una costitutiva irraggiungibilità e intrattabilità (Mauro La Forgia).
  1. Intorno ancora al tema dell’esperienza e quindi al problema del nesso tra sensazione e stimolo, va ricordato come le definizioni scientifiche di dolore e quindi di soglia del dolore che via via si sono date in medicina nella seconda metà del Ventesimo secolo, manifestino ineludibilmente il cambio di prospettiva nella comprensione del fenomeno. Al centro di una rinnovata visione vi è peraltro la centralità dell’esperienza del sofferente e quindi la sua autorità epistemica in relazione all’esperienza di dolore. Questo nuovo sguardo della scienza sul dolore si scontrava però con le resistenze di un quadro conoscitivo caratterizzato da un dualismo eziologico che fallisce nell’apprezzamento della complessità del “dolore vissuto”, in particolare in relazione a condizioni elusive come la sindrome fibromialgica (Elisa Arnaudo).
  1. Deve essere un principio della biologia e della scienza in generale che in natura ogni novità non sia altro che una modifica di qualcosa di già esistente in natura, dato che nulla può essere aggiunto dall’esterno della natura. Perciò la natura non presenta discontinuità reali, ma diversi livelli di complessità. Questo vale per differenze effettivamente esistenti, quali quella tra l’inanimato e la vita, e quella tra il fisico e il mentale (il corpo e la coscienza). Rispetto a questa seconda soglia si sostiene l’inconsistenza di alcuni argomenti a proposito dei cosiddetti “qualia” e di quello che è stato definito il “problema difficile” (hard problem) riguardo alla natura della coscienza. Per poi allargare lo sguardo a tutta la natura, problematizzando brevemente, oltre all’idea di “coscienza”, anche la nozione di “vita” (Pierfrancesco Franzoni).
  1. A mo’ di conclusione, il lettore troverà un accenno al carattere estremo che talora assume la soglia, a partire dalla puntuale rievocazione di un caso drammaticamente concreto. Il 24 marzo 2015 il copilota Andreas Lubitz si schianta deliberatamente con il suo Airbus A320 sulle montagne dell’Alta Provenza, causando la morte di centoquarantanove passeggeri. La decisione di Lubitz non è più soltanto una decisione umana; è tale che ciò di cui decide va al di là di ciò che è calcolabile come effetto di una decisione umana. Questa soglia estrema ha l’intenzione di evocare altri sistemi di funzionamento e altre interpretazioni: il richiamo è alle ricerche di Uexküll sugli ambienti animali, alle idee di Kant sulla fine del mondo, allo studio del comportamento suicida di un gruppo di cavallette, alla riflessione sull’esperienza fisica e corporea della caduta e dell’errore (Antonino Trizzino).

Paolo Francesco Pieri

 

Pubblicato in Fascicoli
Ricerca Fascicoli e Articoli
Tipo
Anno
Fascicolo