Musica, parola, gesto: lo “sguardo attraverso”

di Silvano Tagliagambe
«atque», 28-29 n.s., 2021, pp. 137-178

La “talking cure” è un metodo di trattamento che opera attraverso uno “scambio di parole”. Molti ricercatori insistono sull’importanza fondamentale dell’uso del linguaggio nei processi terapeutici e sottolineano che “l’idea stessa” della psicoterapia si basa sul presupposto che sia possibile per una persona risolvere un problema parlando con un’altra. Ma questa nozione è problematica perché è stato dimostrato che i processi terapeutici sono decisamente modellati da aspetti non verbali dell’interazione, per esempio l’espressione facciale, la sincronizzazione del movimento del corpo, le pause del discorso e il silenzio. In questo contesto, due nozioni sono di fondamentale importanza. La prima nozione è la ricerca di John Cage sul silenzio. Inizialmente, Cage concepisce il silenzio in modo tradizionale, come assenza di suono, o come minima attività sonora. Già in questa fase, tuttavia, il silenzio non è solo una negatività per Cage. L’attenzione al silenzio aiuta a scoprire la struttura musicale poiché questa può essere determinata solo dalla durata. Assegnando alla durata il primato dei parametri musicali, Cage apre la musica non solo al silenzio, ma a tutti i suoni di qualsiasi qualità o altezza. La musica diventa un concetto vuoto (silente) da cui può emergere qualsiasi tipo di suono. Il silenzio acquista un ruolo importante: solo attraverso il silenzio il materiale musicale può adottare molti tipi di suoni. La “Lezione sul nulla” di Cage, una lettura del 1950, segnala un cambiamento nel suo pensiero sul silenzio. Egli si rende conto che il ruolo importante del silenzio riguardo alla struttura musicale non stabilisce ancora un pieno riconoscimento delle sue qualità positive. Cage vuole evitare di avvicinarsi al silenzio da un punto di vista negativo, cioè come assenza di suono. All’inizio della ‘Lezione sul nulla’, tenta di arrivare a un diverso rapporto con il silenzio. «Ciò di cui abbiamo bisogno è il silenzio; ma ciò che il silenzio richiede è che io continui a parlare… Ma ora ci sono i silenzi e le parole aiutano a realizzare i silenzi… Non dobbiamo temere i silenzi, possiamo amarli». Il silenzio non è più assenza di suoni; il silenzio stesso consiste di suoni. Il silenzio genera suoni. Chiasma. Reversibilità. Attraverso l’intreccio di silenzio e suono, la loro reciproca penetrabilità viene ora apprezzata. Ciascuno conserva una parte del suo antipode; ciascuno richiede l’altro come sua cornice. La necessaria interdipendenza tra suono e silenzio riguarda due aspetti principali: il silenzio non è solo la precondizione del suono – questo significa che il silenzio contiene il suono – ogni suono a sua volta ospita anche il silenzio. La seconda nozione di fondamentale importanza è il concetto di “Doppio legame”, tratto dal pensiero ecologico di Bateson. L’autore lo ha originariamente sviluppato con alcuni colleghi, più di sessanta anni fa, nell’ambito di una teoria della schizofrenia incentrata più sulle relazioni familiari patologiche e sulla comunicazione che non sui fattori biologici. Un doppio legame è un tipo di comunicazione che si confuta da sé, come quando si dicono contemporaneamente due cose tra loro incompatibili. Una persona che cerca di rispondere a un doppio legame non sarà mai in grado di farlo correttamente, poiché, qualsiasi cosa faccia, essa potrà essere giudicata sbagliata.

 

Parole chiavetalking cure, silenzio, suono, aleatorietà vs. improvvisazione, doppio vincolo

 

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