“A me piace sentire le cose cantare”. Variazioni sul tema dell’esperienza tra psicopatologia e filosofia

di Angiola Iapoce
«atque», 28-29 n.s., 2021, pp. 101-113

Si vuole mettere a tema il ruolo che svolge il linguaggio nella relazione che la fenomenologia ha consegnato tra manifesto e latente, tra essenza e accidente. Il focus è posto sull’esperienza in quanto momento fondante l’essere umano e dimensione fondativa e non aggirabile. La domanda centrale è quella di Bin Kimura: “Che cosa è primario, l’esperienza o il linguaggio?”. Il lavoro si articola attraverso le riflessioni di Wittgenstein sull’Io in quanto limite del linguaggio con la relativa impossibilità di accesso agli stati interni nella loro purezza sensoriale e la posizione di Bin Kimura che pone la dinamica del soggetto e la sua propria identità, sia normale che patologica, nella dimensione intermedia dell’“aìda” tra immediatezza della certezza sensibile e mediazione del linguaggio. Si tratta di un luogo che suggerisce una posizione dello psicoterapeuta tanto rispettosa degli Erlebnisse dei pazienti quanto propositiva in senso trasformativo.

 

Parole chiave: esperienza, linguaggio, fenomeno, essenza, sostantivo/predicato, traccia, identità, vuoto, oggettività/soggettività, aìda

 

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