Al punto fermo del mondo che ruota

di Vittorio Lingiardi e Francesco De Bei
«atque», 3-4 n.s., 2008, pp. 355-390

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Qualunque sia il tempo che si usa, tutto ciò che si dice

è un atto presente. Il ricordo è sempre ora.

George Steiner, Dopo Babele

 

Non ho bisogno di tempo per sapere come sei:

conoscersi è luce improvvisa.

Pedro Salinas, La voce a te dovuta

 

 

Sull’esperienza del tempo, la psicoanalisi ha fondato gran parte del suo metodo. Da un lato considera l’uomo un essere storico, non solo perchè ha una storia, ma anche perchè ha una direzione evolutiva; dal l’altro si basa su una concezione atemporale dell’inconscio. La psicolo gia del profondo rivela anche così le sue due anime: causale e acausale (per alcuni, classica e romantica). Figli di questa tensione, molti concetti del suo armamentario teorico non possono tuttavia prescindere da una lettura temporale del funzionamento psichico: ricordo, rimozione, regressione, condensazione, coazione a ripetere, riattualizzazione, tran sfert, Nachträglichkeit, ecc. La cura stessa si basa sul fatto che l’analizzato, pur adeguandosi alle circolarità, alle soggettività e ai ritorni im previsti del tempo, divenga consapevole della sua storia e storicità, ricostruendo il passato, fronteggiando il presente, prefigurando il futuro. Nelle loro versioni più pragmatiche (dall’infant observation ai siste mi motivazionali), così come in quelle meno lineari (dalla sincronicità ai sé multipli), le psicoanalisi hanno sempre tributato la loro offerta al le divinità del Tempo, che si manifestassero nelle rigide vesti di Chronos o in quelle, più mosse, di Kairos.

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