Bruciar d’amore

di Primo Lorenzi
«atque», 17, 1998, pp. 101-144

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Può sembrare presuntuoso il proporsi di catalogare le varianti abnormi della esperienza passionale amorosa. E questo almeno per due ordini di motivi.

Il primo è semplicemente quello di pensare che l’enorme variabilità di una delle esperienze più soggettive e creative possa essere raccolta in alcuni preordinati contenitori categoriali. Non si può che concordare, almeno parzialmente, con questa obiezione, in quanto per poter trovare tratti comuni bisogna senz’altro fare operazioni di scotomizzazione talvolta molto ampie nell’espressività fenomenica delle esperienze osservate. Costringere cioè un’esperienza multiforme come quella amorosa in una sorta di “letto di Procuste” definito da alcuni «assi» comportamentali o esperienziali.

Ma ancora più presuntuosa è la seconda opera zione che consiste nel tracciare una qualche linea di distinzione fra normalità e patologia della esperienza passionale amorosa. L’autore è pienamente consapevole della improponibilità di una simile cesura, almeno quando venga intesa come netta distinzione. Si cercherà pertanto di cogliere continuamente l’aspetto dimensionale del fenomeno ed il suo disporsi secondo un continùum che va dal consueto all’ inconsueto ed al deviante. Tagli categoriali verranno il più possibile contenuti.

 

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