Capovolgimenti e catastrofi. Fra pratiche del contatto e pratiche del contagio

di Roberto Manciocchi
«atque», 11 n.s., 2012, pp. 127-149

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Il reale va bene, l’interessante è meglio.

Stanley Kubrick

 

 

Introduzione

 

Andando a scorrere la storia della realizzazione di 2001: Odissea nello Spazio, si scopre, dal racconto dei collaboratori di Kubrick, che fra le possibilità prese in esame dallo staff della produzione per gira re la sequenza iniziale, “L’alba dell’uomo”, c’era un commento verbale portato avanti da una voce narrante. A questa voce era affidata una descrizione in stile “documentaristico” che nell’idea dei collabo ratori del regista americano avrebbe dovuto “illustrare al meglio” il significato di alcune scene della sequenza stessa (fondamentali per capire il resto del film). Era anche previsto una sorta di dibattito in troduttivo alla pellicola al quale avrebbero dovuto partecipare scien ziati e filosofi del tempo, sostenendo la loro opinione sulla realizza bilità e plausibilità di una forma di contatto (con relative, possibili conseguenze “contagiose”) fra gli esseri umani e una qualsiasi “vita aliena” presente nell’universo.

Oggi, dopo oltre quaranta anni, viene da pensare a questa possibilità con raccapriccio: il dramma suggestivamente e ipoteticamente reale, rappresentato magistralmente nel modo che conosciamo, sarebbe stato minato da qualunque commento saccente e oggettivante e ridotto inevitabilmente a fiction (travestita da conoscenza degli eventi).

 

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