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Il linguaggio dell’apparenza. Note a partire dalla lettura junghiana di Joyce

di Giovanni Matteucci
«atque», 5 n.s., 2008, pp. 213-221

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  Nel suo celebre saggio del 1932 dedicato all’Ulisse di James Joyce, Carl Gustav Jung solleva alcune questioni che possono essere utilizzate per impostare il problema del rapporto difficile tra ap parenza sensibile e linguaggio. A interessare qui non è

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Tempo in abbandono

di Antonino Trizzino
«atque», 3-4 n.s., 2008, pp. 241-256

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Ciò che sono perdona a ciò che fui. Paul Celan, Sudario    A mezzogiorno il cielo è già tutto chiuso. Sulla croce, al buio, Gesù lancia un grido: «Eloi, Eloi, lama sabactani? [Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?]».

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Di che parla la talking cure? Lo sfondo sensibile del discorrere in analisi

di Maria Ilena Marozza
«atque», 5 n.s., 2008, pp. 33-50

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Una questione di stile Ed è così che accade: se non cerchi di dire ciò che è indicibile, niente va perduto. Ma l’indicibile sarà contenuto, indicibilmente, in ciò che è stato detto!  Ludwig Wittgenstein   Questo pensiero di Ludwig Wittgenstein

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Bachelard e la ‘rottura’ fenomenologica dell’istante

di Daniela Palliccia
«atque», 3-4 n.s., 2008, pp. 257-291

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L’être humain n’est jamais fixé, il n’est jamais là, jamais vivant dans le temps où les autres le voient vivre, où il dit lui-même aux autres qu’il vit […]. Où est le temps qui marquerait d’un trait fort la dynamique

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Le forme del dire

di Mauro La Forgia
«atque», 5 n.s., 2008, pp. 51-66

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Un debito di riconoscenza  Vorrei partire da un testo, Potenza dell’immagine. Rivalutazione della retorica, nel quale Ernesto Grassi poneva, a conclusione di una presenza culturale travagliata e feconda, alcuni interrogativi es senziali sulle forme espressive dell’umano, ripercorrendo peraltro una vicenda

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Psicopatologia e figure del presente

di Mario Rossi-Monti
«atque», 3-4 n.s., 2008, pp. 295-324

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Verso il bordo della cascata?   A metà degli anni Ottanta uno dei pochi grandi psicoanalisti italiani scriveva alcune pagine fondamentali intorno al cambiamento al quale sembravano andati incontro i pazienti che chiedevano di sdraiarsi sul lettino di uno psicoanalista.

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Asserzione ed espressione

di Marianna Bernamaschi Ganapini
«atque», 5 n.s., 2008, pp. 67-74

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  L’asserzione   Non tutte le asserzioni hanno lo scopo di informare (si conside ri, per esempio, le risposte alle domande di esame), ma informare è una delle funzioni principali dell’asserzione. Per capire cosa sia un’asserzione e come possa trasmettere

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Il tempo del puer

di Luciano Perez
«atque», 3-4 n.s., 2008, pp. 325-340

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A Mario Moreno in memoriam     L’immagine di un bambino nudo che sorride radioso, un po’ scioccamente, mentre dall’altra parte un vecchio triste, rabbioso, malato e agghindato di uno sconcio perizoma se ne va, la lunga falce sulle spalle,

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Il pensabile e l’impensabile tra Wittgenstein e Bion

di Roberto Manciocchi
«atque», 5 n.s., 2008, pp. 75-99

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Uditore: «Potrebbe aggiungere qualcosa sulla differenza tra ciò che lei chiama esperienza mentale ed esperienza sensibile»? Bion: «In un certo senso questa è una domanda semplice e co me tutte le domande semplici diventa impossibile rispondere.

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Il presente in analisi

di Elena Cristiani
«atque», 3-4 n.s., 2008, pp. 341-354

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    In Riflessioni teoriche sull’essenza della psiche Jung dice: «La coscienza dell’Io sembra dipendere da due fattori: anzitutto dalle condizioni della coscienza collettiva o sociale e poi dalle dominanti col lettive inconsce». Questa affermazione richiede indubbiamente un ampliamento, sia

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