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Perché nella scienza non si piange e non si ride?

di Antonello Sciacchitano
«atque», 2 n.s., 2007, pp. 105- 119

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Molti miei pazienti in trattamento psicanalitico usano ridere per confermare la riuscita dell’operazione che riporta fedelmente

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Prospettive cliniche dell’intenzionalità

di Mauro La Forgia
«atque», 1 n.s., 2006, pp. 297-322

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  In analisi con Mario Trevi  Lavorare con Mario Trevi ha comportato il fatto di accettare che l’analisi non fosse soltanto esplorazione dell’inconscio o interpreta zione del transfert; utilizzando uno dei termini che Trevi stesso – tra il serioso e

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Note su ironia, consapevolezza e processo conoscitivo

di Mauro La Forgia
«atque», 2 n.s., 2007, pp. 123-132

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  Ironia e consapevolezza del conoscere   Due dimensioni vengono in particolare sottolineate nelle indagini sull’ironia. La prima riguarda la simultaneità dell’origine e della costituzione di ironia e consapevolezza, e cioè la qualità, che è propria del dispositivo ironico, «d’innalzare

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L’analista, l’empatia e l’inconscio

di Luigi Aversa
«atque», 25-26, 2002, pp. 117-126

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1. Il potere dell’analista Carl Gustav Jung, parlando del complesso e articolato processo dell’esperienza analitica, ha usato alcune metafore di grande pregnanza simbolica per cercare di illustrarne gli aspetti più profondi e oscuri; per descrivere quel sottile gioco di proiezioni

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La questione dell’etica in Freud e Jung

di Umberto Galimberti
«atque», 27-28, 2003, pp. 107-124

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In ogni tempo si è assegnato ali’etica il massimo valore come se tutti se ne aspettassero importanti conseguenze. Ed è vero che l’etica, come è facile riconoscere, tocca il punto più vulnerabile di ogni civiltà.

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Simbolo ‘vero’/simbolo ‘falso’: il dilemma clinico del simbolo diabolico

di Giorgio Caviglia
«atque», 1 n.s., 2006, pp. 101-114

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Introduzione  «La contrapposizione di segno e simbolo […] potrebbe essere applicata opportunamente alla dualità di destino e progetto». Così scrive Mario Trevi nel suo scritto su Il lavoro psicoterapeutico del 1993. E ancora: «Il mio corpo, le disposizioni psichiche che

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Empatia psicoanalitica ed empatia naturale

di Mario Rossi-Monti
«atque», 25-26, 2002, pp. 127-138

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Gli imbrogli dell’empatia Il termine empatia si è col tempo appesantito di incrostazioni che lo hanno reso quasi improponibile. Se non altro per la genericità e la vaghezza con cui è stato spesso tirato in ballo da approcci psicoterapici di carattere

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Freud e Pavlov, e la Neuropsicoanalisi. Tre note storiche

di Luciano Mecacci
«atque», 27-28, 2003, pp. 125-138

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  Una conversazione improbabile Freud e Pavlov personalmente non si sono mai incontrati e attraverso i rispettivi libri e articoli si sono sicuramente conosciuti poco . In tutte le sue opere Freud cita Pavlov una volta sola, a proposito degli

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Empatie radicali e distali

di Mauro La Forgia
«atque», 25-26, 2002, pp. 139-152

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  Iniziamo con una definizione: «L’empatia è una modalità conoscitiva adatta specificamente alla percezione di configurazioni psicologiche complesse». La definizione appare in Narcisismo e analisi del sé, e cioè in quel testo a cui Heinz Kohut affida una prima sistematica

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La dimora estranea. Note su Freud e Tausk

di Antonino Trizzino
«atque», 27-28, 2003, pp. 139-158

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Quanto, infine, resta sconosciuto, è ciò che, nello stesso momento, riconosco: sono io stesso, nel momento sospeso della certezza, io stesso nell’apparenza dell’essere amato,

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