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Affetti e delirio

di Arnaldo Ballerini e Andrea Ballerini
«atque», 13, 1996, pp. 19-30

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La storia della psichiatria può essere vista come la lotta, mai terminata del tutto, scriveva Jaspers (1913 59), fra i sostenitori di una psicosi “unica” di cui le varie forme cliniche psicotiche sono solo tappe o fasi e i sostenitori

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Dialogo, scienze, verità

di Sebastiano Ghisu
«atque», 14-15, 1996, pp. 39-70

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Il concetto di verità è un campo di battaglia. Esso ha costituito la spazio di lotte incruente, dibattiti, polemiche. Riflesso, talvolta, di conflitti aspri e violenti che altrove mietevano vittime e generavano carnefici. Quella battaglia sembra tuttavia cessare, o forse

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Intenzionalità psicoterapeutica

di Gaetano Benedetti
«atque», 13, 1996, pp. 31-50

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1. Da quando, con Sigmund Freud, lo psichiatra ha studiato l’ammalato psichico dal punto di vista del suo esperire, ossia da poco più di cento anni a questa parte, il compito classico dello psichiatra si è esteso al polo opposto

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Il dialogo ermeneutico per Gadamer

di Amedeo Marinotti
«atque», 14-15, 1996, pp. 71-90

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A proposito di nessi e di mediazione ermeneutica   La pubblicazione dei seminari di Zollikon, in cui Heidegger ribadi sce, in effetti contro Binswanger, la distanza fra l’ontologia fonda mentale e la psichiatria, sembra aver convinto che non basta soffer

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Creatività

di Silvano Tagliagambe
«atque», 12, 1995, pp. 25-46

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Vedere la realtà con gli occhi dell’arte  «Ciò che danno la pittura e la grafica viene apprezzato, al limite, co me scoperta di un’autentica realtà “altra”, che una volta conosciuta attraverso l’artista riconosciamo poi da soli, perché la vediamo attraverso

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C’è ancora un senso nella psicopatologia?

di Eugenio Borgna
«atque», 13, 1996, pp. 51-60

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Una   premessa  Non so se abbia ancora un senso parlare di psicopatologia in un contesto storico in cui, nei paesi nord americani ma anche in quelli europei, sembra dominare una psicologia biologica (una farmacopsichiatria nel migliore dei casi) estranea, radicalmente estranea,

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L’attualità come vincolo interpretativo

di Maria Ilena Marozza
«atque», 14-15, 1996, pp. 91-108

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Non ode, o ode in modo sbagliato, solo colui che ascolta costantemente se stesso. H.G. Gadamer   Vorrei iniziare queste brevi considerazioni sul colloquio clinico con un’osservazione che mi sembra un truismo, ma che forse merita di essere sottolineata, e

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La visibilità da conquistare: note sull’immaginazione in analisi

di Paolo Aite
«atque», 12, 1995, pp. 47-62

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Il potere di evocare immagini in assenza continuerà a svilupparsi in un’umanità sempre più inondata dal diluvio delle immagini prefabbricate?

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Inquadramento antropologico dell’esperienza d’incontro con lo psicotico

di Bruno Callieri
«atque», 13, 1996, pp. 61-86

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Un secolo fa lo psichiatra, determinato univocamente nell’ambito positivista e dal modo di pensare naturalistico, finiva per esaurire tutto il suo agire psichiatrico nell’atto dell’obiettivazione, reificando il paziente, spersonalizzandolo e soffocandolo in toto nell’anonimato di categorie etiopatogenetiche e nosologiche, di

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Il colloquio di ricerca tra conversazione e colloquio clinico

di Chiara Nicolini
«atque», 14-15, 1996, pp. 109-130

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Il mio interesse al problema se si possa insegnare il colloquio risale ad una decina di anni fa, quando mi accorsi che il colloquio come strumento di indagine era molto usato ma molto poco insegnato agli studenti di Psicologia. Iniziai

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