Coscienza plurale

di Paolo Francesco Pieri
«atque», 16, 1997, pp. 7-10

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Questo fascicolo di «Atque» propone la problematicità di una ricognizione della coscienza: e cioè dei significati di questa parola, e delle teorie e spiegazioni di questo oggetto, all’interno di quei programmi di ricerca sulla mente, che si sono andati moltiplicando nei variegati ambiti della psicologia e della filosofia, e non soltanto in essi (prima fra tutti gli altri, la fisica).

La coscienza, come si sa, era già stata riscoperta come oggetto le gittimo di studio dalle prospettive teoriche sorte in questi anni sessanta, ma ancora oggi – in questa speciale fin de siècle -non è suffi cientemente conosciuta, e da più parti è messa in dubbio la sua esistenza o ci si chiede quale tipo di esistenza attribuirgli (si pensi, tra l’altro, che il termine “coscienza” non esiste in alcune lingue non europee).

La qualità “plurale” attribuita, sin dal titolo, a quest’oggetto che affascina e contemporaneamente inquieta, è da ritenere una possibile chiave di lettura dei chiari quanto appassionati contributi che questo numero di «Atque» raccoglie.

Tale aggettivo è qui usato nel senso generico, per cui sta a indicare la molteplicità delle prospettive da cui la coscienza è in effetti osservata dagli autori dei saggi e quindi dalle pratiche in cui essi sono coinvolti. Ma non indica soltanto questo: infatti “plurale” indica più specificamente il carattere fondamentale che si è reso evidente ndle differenti aree di ricerca.

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