Deliri primari e deliri secondari, e problemi fenomenologici di inquadramento

di Franco Basaglia e Agostino Pirella
«atque», 22, 2000, pp. 19-28

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Nel tentativo di ricercare ciò che può essere considerato “primario” nella strutturazione del delirio, possiamo individuare almeno due esigenze. La prima deriva in modo immediato dal metodo delle scienze biologiche e naturali ed è l’esigenza di chiarire in termini di “spiegazione” meccanica le cause di un evento, le quali, appunto perché cause, non possono non essere precedenti – condizione necessaria anche se non sufficiente – alle conseguenze. Attraverso un la voro di riduzione dal complesso al semplice e dal seguente al precedente si pensa di poter giungere al “primitivo”, a ciò che è sorto “per primo” e che, al meno temporaneamente e in via di ipotesi, possiamo considerare come “inderivabile”.

La seconda esigenza è quella di distinguere – se condo una scelta un po’ casuale – ciò che è “comprensibile” da ciò che non lo è. Questa caratteristica di essere “comprensibile” ha sempre guidato la psi­ chiatria clinica tradizionale a pensate lo psichico come fatto di due settori, l’uno propriamente clinico, e dunque regolato da leggi di tipo medico-biologico, l’altro “umano” e regolato dalle leggi psicologiche della quotidianità “banale”. Nel primo settore vigono criteri come quello di eziologia, patogenesi, causalità; nel secondo invece quello di reazione, intro spezione ecc.

 

 

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