Dell’impossibilità di non essere in contatto. Contributo allo sviluppo della psicologia analitica

di Amedeo Ruberto
«atque», 11 n.s., 2012, pp. 75-92

Scarica intero Articolo

Premessa

 

Il sedicesimo volume delle Opere di Jung dedicato alla “Pratica della psicoterapia” – volume che non sarà mai abbastanza meditato dai cultori della materia – si apre con un saggio del 1935: “Principi di psicoterapia pratica”. L’incipit del lavoro propone alcune parole chiave di questo mio contributo che rappresentano una premessa per entrare nell’universo speculativo junghiano: «una persona è un sistema psichico che, quando agisce su un’altra persona, entra in interazione con un altro sistema psichico».

Aggiunge poi che non è stata un’esigenza speculativa che ha provocato improvvisamente questo «malvisto ampliamento d’oriz zonte» ma una «dura realtà» e il necessario riconoscimento che

«ogni materiale derivato dall’esperienza può prestarsi a interpreta zioni differenti e a differenti quadri teorici e conseguenti strategie di comportamento».

Spiega poi che la complessità del campo d’osservazione così delineato invalida di fatto ogni teoria – una teoria, dirà: «non ha mai curato nessuno» – che, per definizione, non può che imperniarsi su elementi generali, categorie concettuali condivisibili ma inappropriate per la singolari dei fenomeni psichici e il contesto spazio temporale della cura. Ma non ci risolleva la questione degli “univer sali”: l’obiettivo è la pertinenza e l’efficacia del rapporto dialogico:

Pubblicato in Articoli
Ricerca Fascicoli e Articoli
Tipo
Anno
Fascicolo