Ce qui n’est pas légerèrement difforme a l’air insensible – d’ou il suit que l’irrégula- rité, c’est-à dire l’inattendu, la surprise, l’étonnement – sont une partie essentielle et la caractéristique de la beauté.
Charles Baudelaire
Il titolo di questo contributo s’ispira al saggio con cui il semio logo Algirdas J. Greimas concludeva il suo insegnamento sui sistemi di significazione all’École des hautes études di Parigi, nell’anno accademico 1985-86, Dell’imperfezione. Là dove la parola manca il segno, si aprono gli interstizi «estesici» della sensibilità e dell’affettività, dell’esperienza patica che rompe e poi riannoda la conti nuità dell’esperienza quotidiana. Sono proprio le asperità, le imperfezioni che trasgrediscono il patto tra sensibilità e linguaggio e che, a saperle cogliere, accompagnano ogni apparire – a costituire il «trampolino» che ci proietta dalla quieta, immediata com prensione ordinaria verso «l’attesa dell’inatteso» che, pur sottraendosi a una piena epifania, attiva la nostra sensibilità proiettandoci dall’insignificanza verso la ricerca di senso. Come quel giardiniere giapponese che ogni mattina dispone diversamente le pietre e la sabbia del suo giardino, così «uno sguardo metonimico e costante che cerchi di abbordare seriamente le cose semplici» potrebbe «produrre con un “nonnulla” l’inatteso quasi impercettibile che annuncia una nuova giornata».