Empatia e introiezione

di Antonino Trizzino
«atque», 25-26, 2002, pp. 153- 170

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semi di tutto ciò che ho inmente,

li trovo ovunque.

J. G. Hamann

 1. Delirio e dialogo 

Ricomporre attraverso il contagio affettivo la linea spezzata tra io e mondo e quindi donare senso all’esperienza psicotica è insieme il metro e il fine dell’empatia. È questo lo spazio in cui isolamento e delirio possono restituirsi a una comprensione, con segnando il soggetto a una sincronia di scopi e sequenze temporali, ripristinando, nell’identità, l’argine allentato.

Il termine ‘delirio’ è di etimo chiarificatore; proviene dal lavoro agreste: de-lira chi esce dalla linea retta del solco. Chi infrange questa geometria lo fa perché lungo il suo sentiero si è imbattuto in un ostacolo che lo costringe a deviare: lira è infatti la cresta fra due solchi. Si tratta ora di non considerare tale divergenza come definitiva; di immaginare un rientro nel solco.

Condurre a una trama comune queste direzioni antagoniste può esprimere due esiti: uno è quello di identificazione sintonica con  ilmondo, l’altro è di segno schizoide (la coppia sintonia-schizoidia è bleule riana), costringendo alla chiusura autistica e a vere e proprie modificazioni gestaltiche dell’esperienza .

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