Empatia psicoanalitica ed empatia naturale

di Mario Rossi-Monti
«atque», 25-26, 2002, pp. 127-138

Scarica intero Articolo

Gli imbrogli dell’empatia

Il termine empatia si è col tempo appesantito di incrostazioni che lo hanno reso quasi improponibile. Se non altro per la genericità e la vaghezza con cui è stato spesso tirato in ballo da approcci psicoterapici di carattere “romantico”, ma anche per qualità onnipotente di “toccasana” che gli è stata spesso attribuita. Tuttavia la parola “empatia” continua ad indicare (ma anche in qualche misura a nascondere) un ambito di studio di grande interesse, all’interno del quale si intrecciano differenti prospettive: fenomenologia, psicoanalisi, psicopatologia, neuroscienze.

In uno splendido saggio, ricco di meditate esperienze cliniche, Stefano Bolognini (2002) ha fatto il punto su un tipo speciale di empatia: la empatia psicoanalitica. Un compito immenso (se non altro per la mole della letteratura sull’argomento) e tanto più necessario in quanto il termine poteva ormai essere stiracchiato in qualsiasi direzione. Fino ad arrivare a concepire l’empatia – in una inflazionata “mistica della empatia” – come una specie di pietra filosofale che trasforma in oro (o guarisce) tutto ciò che tocca: «se l’analista “empatizza” pare si sia almeno a metà dell’opera» (Bolognini, 2002). Naturalmente non è così.

Pubblicato in Articoli
Ricerca Fascicoli e Articoli
Tipo
Anno
Fascicolo