Fly envious Time, till thou run out thy race,
Call on the lazy leaden-stepping hours,
Whose speed is but the heavy Plummets pace;
And glut thy self with what thy womb devours,
Which is no more then what is false and vain […],
Then long Eternity shall greet our bliss […]
About the supreme Throne […]
Attir’d with Stars, we shall for ever sit,
Triumphing over Death, and Chance, and thee O Time.
J. Milton, On time
In apparenza, talune fitte pagine del X e dell’XI libro delle Confessioni di Agostino dedicate a lunghe variazioni sul “tempo”, in quanto nozione avvertita dall’istinto e presenza induttivamente sottesa alla memoria, sarebbero la testimonianza più adatta per tentare di abbozzare un profilo della relativa ideologia nell’ambito della cultura latina. Ma la dinamica e del tempo e della memoria ivi tracciata, tanto facile a saggiarsi empiricamente quanto sfuggente nella sostanza, non acquista né può acquistare un particolare spessore psicologico e può valutarsi – magari, se si vuole, in senso relativo – come un riporto tanto dilatato nello sviluppo quanto modesto per originalità.